“Chi sa di essere amato ama e chi è amato ottiene tutto specialmente dai giovani”. Con questo messaggio Don Bosco apre un ampio spazio di riflessione sul concetto di amorevolezza e su come questo può essere rapportato alla pedagogia e alla relazione tra educatore e minore.
Don Bosco comunica la necessità di un rapporto emotivo forte tra chi educa e chi è educato, caratterizzato necessariamente dall’amore. Per l’educatore l’amore è alla base della volontà di dedicarsi all’altro, quasi a indicare un’inclinazione innata, che non può essere creata ma solo riconosciuta.
Il Faro, a partire dall’idea di Don Bosco, secondo cui “la famigliarità porta amore” stabilisce un sistema educativo in cui non solo l’educatore deve amare i giovani, ma i giovani devono riconoscere di essere amati, all’interno di pazienti scambi quotidiani.
“Amare i giovani” significa partecipare emotivamente alla loro vita, esserne coinvolti, provando gioia per i loro successi ed essere appagati quando raggiungono i loro traguardi, significa desiderare la loro felicità.
L’attualità delle parole di Don Bosco la ritroviamo nell’Enciclica “Fratelli tutti”, in cui il primo sentimento ad essere indicato è l’amore.
Papa Francesco sottolinea come “L’amore implica di più che una serie di azioni benefiche. Le azioni derivano da un’unione che inclina sempre più verso l’altro, considerandolo prezioso, degno, gradito e bello, […]. L’amore all’altro per quello che è ci spinge a cercare il meglio per la sua vita”.
Oggi gli eventi sociali che caratterizzano il nostro paese e il mondo intero, ci costringono a trasformare l’idea di socialità e di relazione che abbiamo avuto finora e, purtroppo, hanno comportato anche un periodo di allontanamento dai nostri giovani.
Nelle parole dell’Enciclica c’è l’obiettivo verso cui dobbiamo muovere la mostra azione educativa, ovvero costruire legami resistenti, “un amore che va al di là delle barriere della geografia e dello spazio”, in cui è “beato colui che ama l’altro quando fosse lontano da lui, quanto se fosse accanto a lui”.
È così che Il Faro vuole immaginare e costruire il rapporto tra educatore e ragazzo, una relazione che cura e ripara, rimanendo sempre viva nella mente di entrambi, al di là di ogni barriera.