Prima di iniziare qualsiasi supporto scolastico, prima di insegnare qualcosa ai ragazzi, bisogna imparare a guardarli. Osservare cosa accende i loro occhi e il loro cuore. Dove sono realmente in questo momento. Dove è la loro testa. Quali sono le loro motivazioni. Quale è lo stile che prediligono nel relazionarsi con le persone e con la realtà.
Tutte queste domande devono frullare nella nostra testa e dobbiamo metterci con rispetto in ascolto a cercare la risposta. I ragazzi non sono contenitori vuoti da riempire di nozioni ma sono esseri umani che per formarsi hanno bisogno di comprendere le forme, la propria forma e quella che gli proponiamo di assumere. L'obiettivo unico e ultimo è insegnare ai ragazzi a pensare. La scuola spesso non lo fa. La tecnologia non aiuta da questo punto di vista. Per insegnare a pensare occorre sapersi porre le domande, saperle porre ai ragazzi, cercare insieme le risposte, non dare risposte precostituite. Don Milani aveva capito che se un ragazzo scopre il senso di quello che gli proponiamo, va in profondità, acquisisce un metodo che poi potrà utilizzare per tutti i diversi compiti che la vita gli mette davanti. Se gli do degli strumenti già preconfezionati li utilizza senza capire e, alla fine viene utilizzato da loro.
- Quali valori trasmettiamo ai ragazzi quando li aiutiamo a studiare?
I valori si trasmettono soprattutto per contagio. Per osmosi. Trasmettiamo ai ragazzi i valori che abbiamo dentro consapevolmente o meno. Per questo motivo è importante che ogni educatore faccia un proprio lavoro di consapevolezza e intenzionalità in modo che possa tradurre i valori in atteggiamenti e questi in azioni concrete che arrivano dirette ai sensi del ragazzo. Se sono appassionato della vita e se mi meraviglio delle cose belle del creato mentre insegno qualsiasi materia dischiudo al ragazzo orizzonti di senso.
- Quali sono le maggiori difficoltà che si incontrano nell’educazione allo studio e come si possono affrontare?
La prima difficoltà è che i ragazzi arrivano demotivati. Hanno verso la cultura e gli apprendimenti dei preconcetti già nei primi anni di scuola. Purtroppo dovuti al modo in cui sono stati avvicinati alla cultura da persone intenzionate a riempirli di contenuti che per loro sono distanti. Occorre quindi riuscire nel delicato compito di renderli presenti a se stessi, motivati ad apprendere qualcosa che possono scoprire importante per la loro stessa vita. Don Milani li aiutava a capire che senza cultura sarebbero stati “fregati” da chi ne sapeva di più e li motivava a imparare per poter avere strumenti di emancipazione. Li faceva sentire uguali e superiori agli altri riuscendo a far leva sulla loro umanità spesso sopita sotto le sconfitte.
Occorre inventare strategie motivanti: fare scuola in modo alternativo: uscire, leggere le situazioni della vita e farle diventare argomento di discussione e di studio partendo da ciò che piace ai ragazzi come ci ha insegnato don Bosco rendendoli protagonisti dei processi formativi (come a volte succede proprio a scuola quando vengono ben organizzate attività di autogestione o quando ciascuno può insegnare ad un altro qualcosa o all'oratorio quando scopro che possono organizzare una attività che mi piace e coinvolgere i ragazzi più piccoli scoprendo il senso di responsabilità.
- In cosa deve migliorare il sistema educativo e formativo rivolto all’adolescenza?
Essere maggiormente collegato alla realtà. In ascolto dei ragazzi. Una didattica che parta dalla vita. Una didattica che tenga conto delle modalità di apprendimento del ragazzo. Una didattica concreta ma che stimoli la profondità e l'uso del pensiero creativo. E' possibile se ci sono adulti insegnanti-educatori capaci di percorrere questa strada insieme ai propri studenti lavorando sul singolo e sul gruppo piuttosto che su programmi precostituiti.
La redazione ringrazia del contributo ad Alessandro Iannini
Responsabile Area Rimettere le Ali - Borgo Ragazzi Don Bosco – Roma