La passione, si sa, acceca.
E la nostra vita quotidiana, la nostra attività educativa, il tempo che dedichiamo ai bambini, nascono da una profonda passione, da un sincero affetto, da quello slancio che ogni giorno ci rende credibili prima di tutto ai loro occhi, poi a tutti gli amici del Faro.
Ma la passione, dicevamo, acceca, ci rende convinti di dare sempre il meglio o comunque ad agire in modo che, proprio perché ogni nostra azione deriva dal bene che vogliamo ai bambini, essa porti necessariamente al loro bene.
Anche perché i bambini del Centro, è utile ricordarcelo, non sono nostri, anche se passiamo ogni giorno molte ore con loro, anche se le nostre vite, i nostri ricordi, i nostri momenti più belli o commoventi sono dedicati a loro: i bambini sono delle loro famiglie, e anche il bene più prezioso della comunità.
L’azione educativa, quindi, è per noi soprattutto un servizio di e per la comunità, e fare il bene dei bambini è sempre fare il bene della comunità, dei genitori, dei servizi, degli insegnanti, delle persone che costituiscono il mondo in cui essi stanno crescendo.
Dopo quasi tre anni di attività, dopo che abbiamo ricevuto tanti riconoscimenti, ringraziamenti e affetto, dopo che, dal primo piccolo gruppo, abbiamo potuto accogliere un gruppo più numeroso, grazie alla fiducia del Comune e delle tante famiglie che quotidianamente incontriamo, abbiamo pensato che fosse giusto chiederci se stiamo veramente facendo tutto il possibile, perché quella fiducia ci gratifica, ma allo stesso tempo ci responsabilizza molto.
Stiamo veramente riuscendo a fare quanto potremmo per soddisfare le famiglie, la comunità e i bambini del Faro? Potremmo fare di più? Come?
Questo è stato il pensiero che ci ha animato in questi ultimi tempi, questo è stato il problema che ci siamo posti, consapevoli che, soprattutto nel sociale, l’incombenza quotidiana delle attività porta a trascurare la valutazione obiettiva di quanto stiamo realizzando.
Come tutti, siamo costantemente valutati da nostri primi committenti, ovvero dai servizi sociali del Comune, e, fin dall’inizio, abbiamo seguito un percorso di supervisione e riflessione metodologica interna. Con il tempo, però, si sono stabilite consuetudini e confidenze che rendono naturalmente più difficile riuscire a valutarci con il necessario distacco e libertà di pensiero.
Ma, come ho già detto, i bambini e la comunità hanno avuto fiducia in noi, e questo ci impone di cercare sempre di operare nel migliore dei modi.
Per questo ci è sembrato importante rivolgerci a un soggetto credibile che nulla avesse a che fare con il Faro e che potesse portare una valutazione distaccata, uno sguardo esterno che ci aiuti a crescere.
Questo soggetto è il Dipartimento degli Studi Umanistici (DISTUM) dell’Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”, nella persona della Prof.ssa Manuela Berlingeri, che attiverà un progetto per “lo sviluppo di uno studio scientifico di valutazione, di esito e di processo delle attività psicoeducative rivolte ai minori del Centro diurno Il Faro”, che avrà l’obiettivo di evidenziare il reale valore delle nostre attività e soprattutto indicare dove e come potremmo migliorarle. Crediamo fermamente che solo mettendoci in discussione potremo migliorare i nostri servizi e iniziare a pianificare in modo costruttivo le attività per il futuro. La nostra speranza è di riuscire a fare tesoro del passato e dell’incertezza del presente per poter immaginare e pianificare un futuro migliore per i nostri bambini e la nostra comunità.
I bambini, dicevamo, sono la nostra passione, ma, proprio per questo, non vogliamo che essa ci accechi.
Incontrarli ogni giorno, stare loro accanto nelle difficoltà e nelle sfide, ci porta a fare tutto quello che possiamo per loro, a farlo con passione: una passione che deve, però, diventare lucida, alzare lo sguardo, osservare più in profondità di quanto abbiamo fatto fino ad oggi.
Questa stessa passione ci motiva ad affrontare un percorso di valutazione della nostra attività da parte dell’Università “Carlo Bo”, convinti di aver sempre messo il massimo impegno, ma convinti anche, e forse speranzosi, che tanto possiamo ancora crescere; la voglia di migliorare e il coraggio di riconoscere i nostri sbagli che sono anch’essi messaggi educativi che possiamo donare ai bambini.